Incontro tra Vladimir Putin e Kim Jong-Un nella base aerospaziale di Vostochny: intesa su armi e tecnologia

Si sono incontrati quest’oggi il presidente della Federazione russa Vladimir Putin e il dittatore nord-coreano Kim Jong-Un. Un primo tavolo si è tenuto in presenza delle rispettive delegazioni, mentre in un secondo momento i due leader si sono confrontatati in un vero e proprio faccia a faccia, bissando così lo storico e ultimo incontro che si era tenuto nel lontano 2019.

Il luogo del confronto tra russi e nordcoreani è stato il cosmodromo di Vostochny, una base spaziale situata a circa 1.500 km da Vladivostok, nella regione siberiana dell’Amur, verso l’estremo oriente russo. Il centro venne ideato alle sue origini per colmare la soggezione della Federazione dalla base aerospaziale di Bajkonur, quella da cui partì il lancio dello Sputnik 1 nel 1957. In sostanza, col cosmodromo di Vostochny, la Russia si è affrancata dalla dipendenza nei confronti della repubblica del Kazakhstan per le sue missioni in orbita.

Si tratta sicuramente di una scelta simbolica e avvenuta non senza malizia. Visto e considerato il delicato frangente storico, l’intenzione dei due leader è stata sicuramente di lanciare un messaggio chiaro e forte al contingente politico occidentale. La rilevanza del confronto tra Putin e Kim fa ancora più effetto, se si tiene conto del fatto che prima dello storico evento, la Corea del Nord ha lanciato due missili balistici a corto raggio nel Mare dell’Est, meglio noto come Mar del Giappone, facendo scattare l’allerta di Tokio, Seul e Washington. La notizia è stata diffusa alle ore 11:53 dalle forze militari della Corea del Sud.

Tuttavia, dal Paese del Sol Levante è stato poco dopo diramata la notizia che nessuno dei due vettori balistici lanciati è atterrato nella Zona economica esclusiva (Zee) del Giappone, e non è stato rinvenuto alcun danno a navi o aerei. In un secondo momento è stato il capo di Gabinetto, Hirokazu Matsuno, a dichiarare in una conferenza stampa che il governo ha presentato una protesta formale alla Corea del Nord attraverso la sua ambasciata a Pechino.

Ma il contenuto del faccia a faccia è tutt’altro che simbolico, tanto è vero che dalle dichiarazione rese dai due leader emerge un clima per cui c’è poco da stare sereni. Gli scongiuri proliferati nei giorni scorsi, con il richiamo alla pace e al buon senso, sembrano non aver trovato dimora accogliente dalle parti di Mosca e Pyongyang.

L’incontro tra i due presidenti è stato inaugurato da un brindisi dedicato alla salute del leader del Cremlino e “alla vittoria della guerra santa che la Russia sta conducendo da circa un anno e mezzo contro l’Ucraina”.  Molto forti le parole del leader nord coreano che ha calcato la mano, dichiarando il suo “sostegno incondizionato alla sacra battaglia della Russia per la propria sicurezza e contro le forze dell’imperialismo”.

Parole al vetriolo quelle pronunciate da Kim, cui hanno fatto seguito quelle del presidente russo, il quale, in occasione del 75esimo anno dall’inizio delle relazioni tra i due Paesi, non ha mancato di esaltare l’appoggio che sarà fornito ai partner nello sviluppo dello nuove tecnologie spaziali. Ma non c’è solo questo, Vladimir Putin ha infatti toccato anche l’argomento della cooperazione economica, facendo da spola alle dichiarazioni del suo omologo che ha battezzato questo incontro al cosmodromo di Vostochny come un nuovo orizzonte per le relazioni tra i due paesi che da questo momento in poi sono destinate ad “elevarsi”.

Ciò che di fatto preoccupa le cancellerie occidentali, è la sostanza bellica di questo confronto. E’ ovvio che Mosca stia cercando una sponda in Pyongyang per gli approvvigionamenti di armi e munizioni per far fronte alle esigenze belliche. Dall’altro lato è pacifico aspettarsi un corrispettivo da offrire a Kim. Sarebbe ingenuo pensare che sulle sponde di quella parte del Pacifico ci si possa accontentare del supporto tecnologico russo alla crescita tecnologica della Corea del Nord in ambito spaziale. Non sono quelle missioni a preoccupare Europa e alleati. Piuttosto, il vero timore della coalizione internazionale sta nel progetto di Pyongyang, nemmeno tanto nascosto, di potenziare con testate nucleari il missile a gittata intercontinentale già presente nell’arsenale bellico di Kim. E solo Putin potrebbe realizzare quest’ambizione del dittatore nord coreano.

Il vero pericolo di questo asse che si sta rafforzando è proprio quello che all’orizzonte possa concretizzarsi nelle mani di Pyongyang questo deterrente nucleare. Il dato di fatto sarebbe sicuramente preoccupante, vista e considerata l’ambizione comune ai due leader, ossia quella di scardinare l’egemonia culturale occidentale che vede gli Stati Uniti al vertice di un sistema imperialistico nel contesto internazionale.

Alla fine dell’incontro, come preannunciato dal portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, non sono stati pubblicati documenti che formalizzino ufficialmente piani d’intesa congiunti. Tuttavia, da Mosca si è tenuto a precisare che, nonostante la Russia faccia parte del Consiglio di sicurezza Onu, questo ruolo non costituirà ostacolo all’ulteriore futuro sviluppo delle relazioni con la Corea del Nord. A sugello di questa dichiarazione, dal Cremlino declinano ogni ipotesi bellica, precisando che “la cooperazione tra i due paesi sarà portata avanti a benefico dei rispettivi popoli, ma non contro nessuno”.

Un dato di fatto è comunque tratto da questa storica giornata tenutasi in quel di Vostochny, e lo si comprende meglio ancora dalle parole del presidente della Federazione russa, il quale ha ammesso che sussistano i presupposti per una più stretta cooperazione anche in campo militare tra Mosca e Pyongyang. E poi dichiara espressamente alla televisione Rossiya 1: “La Russia è un Paese autosufficiente, ma nell’ambito delle attuali regole ci sono delle opportunità a cui prestiamo attenzione e che discutiamo”.

Non a caso, in agenda è già previsto il viaggio di ottobre in Corea del Nord, dove alla corte di Kim Jong-Un sarà il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ad essere protagonista di un’ulteriore tappa che segnerà la storia dei rapporti tra i due paesi, ovviamente, in funzione anti occidentale.

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