All’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri n. 49 della XIX legislatura, convocato per quest’oggi alle ore 12:30 a Palazzo Chigi, tra le altre materie, spiccano due importanti tematiche su cui il governo ha deciso di adoperare lo strumento della decretazione d’urgenza: in primis, “Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile”; in secondo luogo, “Disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione e per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese”.
I recenti fatti di Caivano, che hanno visto due minorenni coinvolte in un macabro episodio di stupro di gruppo, e quelli di Palermo, altrettanto ignobili, hanno indotto il governo ad adoperarsi per far fronte ad un’emergenza che sembra oramai dilagare pericolosamente tra i giovani.
È stato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ad illustrare il piano d’intervento del governo, chiarendo subito l’esigenza di “coniugare la necessità della repressione con il bisogno di consentire ai minori di poter trovare un percorso rieducativo e non solo punitivo”. Nelle sue dichiarazioni alla stampa il ministro mette in evidenza il criterio fondamentale seguito dall’esecutivo nella sua missione di contrastare i fenomeni criminosi a carattere giovanile: “La fonte criminogena risiede nella scarsità di senso civico nelle famiglie dei minori”. Nella linea tracciata da Palazzo Chigi c’è necessità di trovare una uova modalità d’intervento contro la criminalità minorile. Il Pubblico Ministero deve segnalare al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei minori la condotta criminosa, sollecitando provvedimenti che possano arrivare fino alla perdita della potestà genitoriale. In generale si propende verso una maggiore responsabilizzazione dei genitori nei confronti del minore, soprattutto per i casi di dispersione scolastica.
Il senso della misura lo chiarisce ancora meglio il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo successivo intervento alla conferenza stampa coi ministri: “Se non mandi tuo figlio a scuola puoi fare fino a 2 anni di carcere e perdi la potestà genitoriale”. E poi dice con voce stupefatta: “Se oggi non mandi tuo figlio a scuola te la cavi con una multa da 30,00 euro, non è sicuramente accettabile”.
Nel corso della conferenza stampa interviene anche il guardasigilli, Matteo Piantedosi, il quale pone l’accento sulla misura che il governo ha deciso di introdurre nel decreto legge e che riguarda l’estensione dei presupposti per l’applicazione delle misure di prevenzione. In sostanza, viene sancita la possibilità per il giudice di emettere la custodia cautelare nei confronti del minore, equiparandola a quella in vigore per gli adulti, prevedendo anche il pericolo di fuga tra le cause di applicazione della misura preventiva.
Inoltre, viene esteso anche ai quattordicenni l’avviso orale del Questore che, nel caso in cui il giovane risulti condannato – anche non in via definitiva – può vietare l’utilizzo di social, web e telefoni cellulari. Dunque, si tratta della possibilità di ammonimento del questore ai danni del minore che abbia tra i 12 e 14 anni e commetta reati per i quali la pena massima non sia inferiore a 5 anni. Per i genitori è prevista la sanzione amministrativa, giacché, saranno ancora una volta loro a dover essere responsabili e protagonisti della sorveglianza del minore, rischiando una multa da 200,00 a 1.000,00 euro se risulteranno inadempienti, almeno che non provino di non aver potuto impedire il fatto.
Una decisa stretta viene poi stabilita per contrastare il problema della diffusione di armi tra i ragazzi. Viene introdotta la possibilità dell’arresto in flagranza per reati legati al mancato porto d’armi o il possesso di armi atte ad offendere. Si tratta del fenomeno della diffusione tra i minori delle cosiddette armi bianche, una piaga sociale sempre più diffusa e che il governo intende arginare. In sostanza, potrà essere arrestato in flagranza di reato, il minore tra i 14 e 18 anni che gira armato con una pistola carica.
Anche sulla rieducazione minorile vengono apportati alcuni interventi. Il pubblico ministero, nel caso di reati per i quali è prevista la pena non superiore nel massimo a 5 anni di reclusione, notifica al minore e ai genitori l’istanza di definizione anticipata del procedimento a condizione che il minore “acceda a un percorso di reinserimento e rieducazione che preveda lo svolgimento di lavori socialmente utili o la collaborazione a titolo gratuito con enti no profit o lo svolgimento di altre attività a beneficio della comunità di appartenenza, per un periodo compreso da uno a sei mesi”.
Interviene in conferenza stampa anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, il quale annuncia che “Alle scuole del Sud, saranno destinati 32 milioni di euro per potenziare l’organico dei docenti”. Poi aggiunge che: “A Caivano, per esempio, arriveranno 20 insegnanti in più”. Il governo punta dunque a potenziare il plotone di difesa culturale nel Mezzogiorno, secondo un piano d’intervento che interesserà circa 2.000 scuole del Sud Italia, per un totale di 265 milioni di euro stanziati, con l’estensione del tempo pieno e l’aumento degli stipendi per i docenti impegnati nelle attività cosiddette extracurriculari. Inoltre, conclude il titolare del dicastero dell’Istruzione: “agli istituti scolastici sarà destinato un fondo specifico per svolgere azioni di recupero sociale e psicologico”.
Sulla scia della filosofia di responsabilizzazione dei genitori per una maggiore attività di sorveglianza sui propri figli è intervenuta anche il ministro per la Famiglia, Eugenia Roccella, in occasione della conferenza stampa in cui è stato presentato il Decreto Legge Caivano, la quale ha dichiarato: “Vogliamo che in prospettiva il parental control sia offerto gratuitamente in tutti i device, con un’icona immediatamente riconoscibile. Diamo tempo ai produttori di inserirla”.
Sulla triste vicenda dei fatti di Caivano è intervenuta con grande enfasi la premier Giorgia Meloni: “siamo stati a Caivano e abbiamo preso impegni precisi”, ha esordito. “Lo Stato ha indietreggiato negli anni lasciando spazio a zone franche”. Esalta la necessità di un presidio più forte sul territorio, attraverso la presenza di strutture polifunzionali e complessi sportivi che possano fungere da alternativa alla strada. In particolare ha citato la storia di degrado in cui è incappato negli anni il Centro Delphinia, che secondo le parole della leader di Fratelli d’Italia, “deve essere bonificato e riaperto”.
La gestione del processo di risanamento sarà affidata ad un Commissario straordinario per Caivano. Appartamenti e case popolari devono essere rivisti, attraverso un’attenta opera di censimento. Bisognerà poi pensare alla ricostruzione e alla riqualificazione, coinvolgendo tutti gli attori istituzionali in campo. La premier conclude poi il suo discorso sulla delicata questione delle province e dei problemi in cui sono attanagliate in tutto il Paese, dichiarando che “Da Caivano, il modello d’intervento dovrà irradiarsi in tutto il resto d’Italia, per combattere il disagio, la criminalità giovanile e il degrado in tutto il territorio nazionale”.
Parla di tre leve d’intervento Giorgia Meloni: bonifica e presidio del territorio; stretta sulla criminalità minorile che si sta diffondendo a macchia d’olio; norme repressive e preventive coniugate a politiche di recupero culturale dei ceti sociali più svantaggiati.
Riguardo alle norme relative al rilancio economico del Sud, il ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il PNRR, che dal 10 novembre 2022 detiene anche la delega al Sud, Raffaele Fitto, ha illustrato durante la conferenza stampa che ha fatto seguito alla fine del Cdm, le varie misure del primo decreto legge, quello con cui il governo ha affrontato la questione degli interventi per garantire la coesione e il rilancio dell’economia nel Mezzogiorno d’Italia.
L’ex Presidente della regione Puglia, a cui ha fatto poi eco la Premier in carica, ha spiegato che il governo punta alla riorganizzazione del fondo sviluppo e coesione, attraverso una revisione degli accordi di coesione e stabilendo nuove modalità di lavoro Si crede fermamente che invertendo il metodo attuale si potrà garantire un più efficiente uso delle risorse provenienti dall’Europa. Nella sostanza, bisognerà individuare preventivamente i programmi d’intervento e migliorare gli strumenti per il monitoraggio delle attività.
Viene poi affrontata l’annosa questione del Piano strategico nazionale delle aree interne. In particolare il ministro si sofferma sul nodo cruciale che coinvolge il Comune di Lampedusa. Vengono stanziati dal governo 45 milioni di euro per affrontare le questioni fondamentali dell’isola. Si tratto di un piano d’intervento che coinvolge opere che vengono considerate d’interesse strategico, quali ad esempio: la realizzazione della manutenzione straordinaria delle opere di urbanizzazione primaria; la realizzazione di impianti di depurazione e gestione delle acque reflue; la realizzazione di nuovi edifici pubblici nonché di interventi di riqualificazione ed efficientamento energetico di quelli esistenti. Sulla questione dei fondi destinati all’Isola di Lampedusa interviene anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che dichiara: “Pochi giorni fa a Lampedusa avevo preso atto della grave situazione, assicurando al Sindaco che saremmo intervenuti subito. 45 milioni per opere dichiarate di interesse strategico nazionale così da superare i vincoli preesistenti”. E infine esclama su twitter: “Questo è il Governo del fare!”.
Il ministro annuncia inoltre una grande novità per il sud, ossia, la creazione della Zona economica speciale. Tutto il Mezzogiorno viene considerato tale e si sostituisce alle 8 aree zes previste precedentemente. La determinazione di questo cambiamento implica, tra le altre cose, un incremento dei fondi di circa 1 miliardo di euro per finanziare il credito d’imposta, le decontribuzioni, le semplificazioni e altri interventi strutturali. Il ministro Fitto parla in conferenza stampa di “Grande opportunità per il mezzogiorno”. Inoltre, sempre il titolare del dicastero per le Politiche europee dichiara che sono previste circa 2.200 assunzioni finanziate coi fondi europei fino al 2029 nei contesti delle amministrazioni centrali. Sull’argomenta ritorna poi la premier Meloni che rincara la dose: “abbiamo bisogno di rafforzare la capacità amministrativa di Comuni e Regioni”. Secondo il vertice di Palazzo Chigi grande importanza deve essere dedicata alle aree territoriali che stanno andando incontro allo spopolamento e che devono assolutamente essere aiutate. “Le risorse stanziate devono essere spese e bene” dice il Premier. E a proposito della zes: “il Mezzogiorno può finalmente competere con tutto il resto non solo d’Italia, ma di tutta l’Europa”.