La maternità surrogata diventa reato universale: centrodestra compatto nel voto alla Camera, si spacca invece il fronte del centrosinistra

“Lo avevamo promesso, lo stiamo facendo”. Si conclude con questo messaggio d’orgoglio, il post su   Instagram, con cui Fratelli d’Italia annuncia il via libera di Montecitorio al progetto di legge che punta a rendere la maternità surrogata reato universale.

Bisogna precisare che attualmente nel nostro ordinamento la maternità surrogata è già vietata e la legge stabilisce una pena per chi viola tale disposizione, prevedendo la reclusione da 3 mesi a 2 anni e la multa da 600mila euro a un milione di euro ma, così come nel testo Meloni, anche nel progetto di legge a prima firma Rauti-Malan, si sottolinea che le pene si applicano anche se il fatto sia commesso all’estero.

Il centrodestra è stato sempre compatto sul tema, non lasciando spazio a voci fuori dal coro. Lo ha dimostrato la votazione di questa mattina, in cui i voti a favore del disegno di legge che modifica il reato di maternità surrogata – rendendolo universale, ovvero perseguibile anche se commesso all’estero – sono stati 166, mentre i contrari 109.

Al contrario, nel centrosinistra si è consumata l’ennesima e più che annunciata spaccatura.

In prima battuta, a contrastare il disegno di legge nato nel grembo della maggioranza di governo, è intervenuto il deputato del PD, Alessandro Zan, il quale ha parlato di “obbrobrio giuridico” e ha accusato la maggioranza di governo, rea di aver usato il tema in questione come “arma di distrazione di massa”. Secondo il parlamentare iscritto per primo a parlare ci sarebbe “un disegno preciso di questa destra, un attacco sistematico alle famiglie arcobaleno e ai loro figli”. Il deputato Dem parla di “una vera e propria offensiva, iniziata con la circolare del ministro degli Interni Matteo Piantedosi, rivolta ai sindaci e che impedisce le trascrizioni all’anagrafe dei figli delle coppie omogenitoriali nati all’estero.

In seguito, quando è stato messo in votazione l’emendamento a prima firma Riccardo Magi, deputato appartenente al gruppo parlamentare di +Europa, si è consumato il dramma della rottura ad opera dei franchi tiratori. Nella sostanza, l’emendamento mirava a disciplinare la cosiddetta maternità surrogata solidale, cioè non a fini di lucro, per cui la gestante potesse di fatto ricevere un mero contributo in forma di rimborso spese.

Secondo la posizione assunta dall’esponente di +Europa, “così si combatterà più efficacemente contro sfruttamenti e commercializzazioni”. L’appello è rivolto soprattutto all’avanguardia parlamentare dei “progressisti e liberali” affinché si possa legalizzare la Gestazione per altri anche in Italia. E il discorso trova sicuramente una sua linea quando il deputato di +Europa esorta alla coerenza: “E’ un po’ ipocrita dire no al reato universale e tenersi invece il reato nazionale e dire quindi alle persone di continuare di andare all’estero per farlo”.

Nel Partito Democratico, a rompere le righe della direttiva imposta dal capogruppo alla Camera, Chiara Braga, intenta a seguire la strada della non partecipazione al voto, le defezioni di Paola De Micheli e Bruno Tabacci, che esprimono il loro dissenso all’emendamento Magi.

Sul fronte dell’Alleanza Verdi e Sinistra si consuma la divisione, tra i primi che votano contro e i secondi a favore.

Emblema della lacerazione tutta interna all’universo di centrosinistra sul delicato tema oggetto del dibattito odierno a Montecitorio, proprio le dichiarazioni di Luana Zanella, capogruppo alla Camera di Alleanza Verdi e Sinistra: “La maternità non può essere ridotta a un mezzo di produzione a vantaggio di altre e altri”, ha chiarito la deputata nel suo intervento. “Con il contratto proposto la donna rinuncia al proprio corpo. Questa proposta delinea un concetto di maternità che non ha nulla a che vedere con la maternità che si è affermata nel corso dei millenni”. Per inciso, la capogruppo tiene a sottolineare come il suo ragionamento sia proposto in qualità di “nonna e mamma”.

In seguito a queste dichiarazioni, evidente il visibilio dai banchi della maggioranza mostrato dai deputati del centrodestra. Parole che di fatto esprimono la crepa più che profonda nel centrosinistra sul tema della maternità surrogata. A mostrare forte approvazione anche l’associazione anti-abortista e anti-scelta, Pro-Vita, che non perde l’occasione di rilanciare sui social le parole della capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra.

Forti, invece, le critiche nei confronti di Luana Zanella, piovono dal fuoco amico. In primo luogo, dalla segreteria nazionale di Sinistra Italiana è Elisabetta Piccolotti a precisare che: “Tutelare le donne significa tutelare la libertà di scelta sul proprio corpo mai scegliere al loro posto e per loro. La mia esperienza di madre non può mai assurgersi a modello di vita per tutte le altre”. E poi conclude con un inciso: “Non siamo uno Stato etico”.

Tuttavia, il progetto di legge passato oggi al vaglio di Montecitorio, e che attende il passaggio al Senato per diventare parte integrante del nostro ordinamento giuridico, desta qualche sospetto di velleità politica, senza portare in saccoccia alcunché di sostanza.

Alcuni esperti, ritengono che la questione dell’obbrobrio giuridico sia da non sottovalutare. Sulla falsariga del ragionamento posto in essere da Alessandro Zan e dall’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, parlare di universalità del reato di maternità surrogata, significherebbe “fare un uso puramente simbolico del diritto penale, giacché, questo concetto nel linguaggio giuridico neppure esiste”.

Il Professor Marco Pelissero, intervistato in tempi non sospetti da Simone Alliva de L’Espresso, ha proposto un ragionamento giuridico molto semplice da comprendere anche per non esperti in materia.

Nel caso specifico: “Non ci sarebbero i presupposti che giustificano un’espansione dell’intervento penale di questo tipo. Abbiamo dei casi nei quali la giurisdizione italiana si applica a dei fatti commessi all’estero da chiunque siano stati commessi. L’articolo 7 del codice penale individua una serie di reati sulla base del principio di universalità, cioè l’idea secondo la quale ci sono reati così gravi che giustificano l’intervento del sistema penale italiano indipendentemente da dove il reato è stato commesso o dal soggetto che lo ha commesso, e questo giustifica l’intervento”. Ma secondo il Prof., non nel caso del reato di maternità surrogata.

L’universalità come caratteristica di un reato, vuol dire che “ci sono reati così gravi che vanno repressi ovunque siano stati commessi, in alcuni casi da chiunque siano stati commessi. La punibilità all’italiano che commette il fatto all’estero”. Il Prof. indica come esempio il reato di prostituzione minorile, e chiarisce: “c’è un articolo che prevede che se il reato è commesso all’estero è punibile anche l’italiano che lo commette”. Nel caso della maternità surrogata, spiega: “si vorrebbe operare in modo analogo ma la giustificazione che porta il nostro sistema penale a estendere l’ambito della sua applicazione è una questione evidentemente politica. Ci sono alcuni reati che il legislatore ritiene così gravi da giustificare un’estensione dell’applicazione della legge penale. In un contesto come questo ho dei forti dubbi sulla scelta dell’estensione della legge penale”.

E poi conclude: “Non ci troviamo né di fronte a quei crimini contro l’umanità – che ovunque e da chiunque sono commessi sono repressi – né fatti che presentano una dimensione di una gravità tale su quale c’è condivisione della comunità internazionale (come la tutela del minore rispetto al traffico della prostituzione). Qui la norma penale interverrebbe a sanzionare comportamenti che tenuti in Ucraina piuttosto che in Canada sono leciti secondo quel sistema. Questa è l’abnormità”.

Saranno forse queste le motivazioni giuridiche che hanno spinto alcuni esponenti del centrodestra a chiedere che il governo assuma alcune importanti ed impegnative iniziative verso le istituzioni internazionali?

In particolare, è stato il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove (Fdi), a dare parere favorevole all’ordine del giorno presentato proprio dalla voce più in dissenso rispetto alle posizioni progressiste, ossia Laura Zanella, che impegna il governo ad adottare iniziative diplomatiche affinché l’Onu imponga “il divieto globale nei riguardi della maternità surrogata”.

Il testo dell’ordine del giorno, ha incassato il beneplacito anche dell’ex Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Università e della Ricerca, Augusta Montaruli, con il richiamo al governo a mettere in campo “ogni iniziativa utile a livello internazionale affinché l’Assemblea Generale dell’Onu adotti una risoluzione con il divieto globale nei riguardi della surrogazione di maternità”, ispirata al modello di quella approvata per eliminare l’atroce pratica delle mutilazioni genitali femminili.

Vedremo come andrà a finire, e sarà così offerta risposta ad un interrogativo che al momento potrà solo logorare: il tema della maternità surrogata lanciata ancora una volta in pasto all’opinione pubblica con una presa di posizione non da poco, sta sul tavolo della propaganda politica, oppure entra nella dimensione della sfera giuridica con tutto il portato di effetti sociali che provocherà?

Ai posteri l’ardua sentenza!

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