Ieri, al teatro Santa Caterina di Palermo si è tenuto l’evento “Neghiamole il Consenso” organizzato dall’Agenzia Italiana per la Gioventù, in onore di Paolo Borsellino, nel giorno del trentunesimo anniversario della sua uccisione in via D’Amelio. Per l’occasione, infatti, centinaia di giovani provenienti da ogni parte d’Italia hanno preso parte all’evento lavorando a dei workshop sul tema della legalità e della cittadinanza attiva, i cui risultati sono stati consegnati al ministro dello Sport e per i Giovani Andrea Abodi, intervenuto alla chiusura dell’evento.
“Siamo oggi a Palermo – ha spiegato Federica Celestini Campanari, Commissario Straordinario dell’Agenzia Italiana per la Gioventù – perché vogliamo fare della vita di Borsellino, della sua scelta di vita, memoria viva. È fondamentale – continua – educare alla legalità e al rifiuto del “pozzo al compromesso morale” e promuovere il “fresco profumo di libertà”. L’Italia è altro, è tutto ciò che rifiuta la mafia e che sa educare i propri figli alla legalità”.
Le parole di Celestini Campanari, che ha introdotto l’evento, hanno chiarito l’impegno dell’Agenzia nella lotta alla mafia: centrale è l’educazione dei più giovani. Il nome dell’evento è infatti evocativo di una celebre citazione del magistrato, che vede nella sensibilizzazione dei più giovani l’unica soluzione alla lotta alle mafie: “Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”.
“Il primo passo per fermare le mafie – ha dichiarato Chiara Colosimo, Presidente della Commissione Antimafia alla Camera dei Deputati – è tagliargli le casse, ma hanno una grande disponibilità economica, e bisogna fermarla. A quello però si arriva solo se intorno non c’è l’omertà che permette a intere città di chiudere gli occhi davanti a latitanti”. Anche Colosimo ha precisato l’importanza di “partire dai giovani, iniziare dalle scuole e arrivare alle istituzioni”: “Il narcotraffico – ha spiegato – è il primo posto dove la mafia fa cassa e i ragazzi devono saperlo. Ci vuole il coraggio di essere diversi. Non possono esserci tentennamenti: avanzare contro la mafia è un dovere di ogni persona”, nella consapevolezza che combattere la mafia significa fare del bene non solo a sé stessi ma a tutta la comunità.
Tra i vari intervenuti, l’onorevole Antony Emanuele Barbagallo e Maria Cristiana Pisani, Presidente del Consiglio Nazionale Giovani, hanno espresso preoccupazioni per i “dati allarmanti” del Sud Italia riguardo dispersione scolastica, lavoro in nero, disoccupazione femminile, povertà educativa: per entrambi lo Stato deve essere “forte ” e “far sentire la sua voce” per affrontare queste criticità. Pisani ha inoltre parlato del fondamentale ruolo culturale delle varie associazioni territoriali: “L’Italia è uno dei pochi Paesi in Europa che non riconosce finanziamenti alle associazioni giovanili, che – ha spiegato – sono strumenti fondamentali per il recupero dei giovani”.
Giuseppe Antoci, della Fondazione Antonino Caponetto, e il deputato Giuseppe Provenzano hanno auspicato unità politica nella lotta alla mafia: “La politica ha il dovere di essere unita nella lotta alla mafia e deve unire le parole ai fatti” ha detto Provenzano, mentre Antoci ha sottolineato come l’impegno contro le mafie deve essere vivo come se il 19 luglio fosse tutti i giorni. Importante la presenza, via Internet, di Capitano Ultimo, Ufficiale dei Carabinieri a cui si deve l’arresto di Totò Riina, il quale ha sottolineato l’importanza dei giovani negli organi decisionali: “Abbiamo il dovere di mettere al centro delle politiche amministrative e sociali i giovani. Senza di loro ci troveremo da soli. I rappresentanti dei giovani devono avere una presenza a ogni livello decisionale: possiamo costruire il bene solo insieme ai nostri figli”. Oltre Borsellino, varie le figure ricordate, come, inevitabilmente, Giovanni Falcone e Rosario Livatino.
A chiudere la serata il ministro Andrea Abodi che ha ricordato l’importanza dello sport nella crescita educativa dei giovani: “Lo sport è un formidabile strumento di promozione culturale, benessere psico-fisico. Quello che contra è il gioco di squadra tra le persone, perché offra opportunità di coltivare fiducia e speranza. Il presupposto per vincere certe battaglie è la collaborazione”. Abodi ha evidenziato il lavoro del ministero fatto fin qui riguardo legalità e cittadinanza attiva: l’introduzione del nuovo programma di Erasmus, l’implementazione del Servizio Civile e il 15% dei concorsi pubblici riservato a chi ha svolto il Servizio Civile. L’intento è di creare, secondo Abodi, una buona struttura statale nei territori ora carenti tale da creare una più veloce comunicazione tra istituzioni e cittadini. Il ministro ha infine ricevuto, come già accennato, i documenti redatti dai vari ragazzi intervenuti in tema di legalità: un primo vero segnale di dialogo tra istituzioni e giovani.