Economia, Professor Vavalli: “Con Monethica la moneta diventa comunitaria e tutti ne beneficiamo”

Continuano gli approfondimenti economici di ‘Istituzioni 24’: ancora una volta, abbiamo il piacere di intervistare il professor Vito Umberto Vavalli, economista, inventore del RID e del SEPA Direct Debit B2B. Già direttore presso la tesoreria dell’ENI, a lungo esperto di infrastrutture immateriali presso il Cnel, amministratore di banche e intermediari finanziari, rappresentante dell’Italia negli organismi internazionali che stabiliscono gli standard dei sistemi di pagamento mondiali. Infine, anche docente in vari corsi universitari e post universitari, tra cui la SDA Bocconi, e autore di oltre 100 pubblicazioni e contributi tecnico-scientifici, in Italia e all’estero. Ma qui ci parlerà in veste di amministratore delegato di Monethica.

Professore, facciamo un rapido punto della situazione per chi oggi viene a conoscenza del progetto Monethica, di che si tratta?
“Monethica è la risposta a un’esigenza sentitissima, oggi più che mai, che è quella di ritessere l’ordito e la trama delle relazioni sociali che sfociano, poi, in scambi a valenza economica. In estrema sintesi, la nostra start up recupera il binomio munus-remuneratio, che è stato immiserito e traviato dalle logiche neoliberiste, con i risultati che abbiamo sotto i nostri occhi”.

Facciamo un breve excursus sulla genesi di Monethica.
“Il progetto nasce da uno studio approfondito di circa 3.200 casi di moneta complementare e di alcuni test sul campo. Il tentativo è stato prima di matrice cooperativistica, ma si andava a rilento, non riuscendo a cogliere il senso e la necessità di andare più spediti. Successivamente, abbiamo virato verso un altro ambito, proprio degli enti caritatevoli. Infine è nata Monethica, dopo molte esperienze e prototipazioni. Non è stato un lavoro semplice e l’esito non era scontato.Monethica è strutturata come società di ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze sociali e umanistiche”.

Secondo alcune proiezioni, in autunno la crisi economica aumenterà. Monethica può essere una risposta a questa fase emergenziale?
“Monethica consente di valorizzare le ‘risorse sociali’, i cosiddetti beni relazionali, che diventano strumento per effettuare gli scambi. Quindi sì, può essere una risposta alla crisi, certamente non ancora risolutiva ma comunque una concreta risposta, un bel puntello ad un problema notevole. Il nostro obiettivo è di generare nuove risorse, grazie all’impegno di oltre 3.500 persone che a meno di 10 mesi dall’avvio dei servizi, ci hanno conosciuto e che stanno utilizzando le nostre soluzioni”.

Professore, facciamo un esempio concreto: partendo da una disponibilità di 1.000 euro, com’è possibile incrementare il proprio potere di acquisto?
“Il potere di acquisto si incrementa perché nell’algoritmo che presidia la stabilità economica, finanziaria e patrimoniale – e quindi la sostenibilità di questa iniziativa – si parte da un assunto: una buona moneta complementare (e la nostra è addirittura funzionale, perché centra obiettivi mai raggiunti da altre monete), circola 12 volte in un anno. La commissione che si chiede, per l’intero complesso dei servizi di marketing erogati alla imprese venditrici è la metà della decima, cioè il 5%; 5 per 12 fa 60, che è l’ammontare di risorse economiche disponibili. Di queste, la metà, pari al 30%, viene immediatamente reso disponibile come potere d’acquisto incrementale a coloro che aderiscono a fronte del versamento di Euro a titolo di deposito cauzionale presso la Banca Tesoriera. Allorché i cittadini spendono gli ETIX, il deposito cauzionale viene liberato e i buoni corrispettivo incamerati dalle imprese e dai professionisti, cioè da coloro che hanno accettato gli Etix (la denominazione della nostra moneta complementare), vengono ‘riscattati’, nella misura del 60%, così che il rimanente 40% possa essere utilizzato dalle imprese e dai professionisti per i loro approvvigionamenti, riducendo il ricorso all’Euro.. Abbiamo in questo realizzato il primo ciclo. La ripetizione di questo schema dà luogo a una capacità di recupero di valore, che è messo a disposizione della collettività”.

Professore, com’è vista dal mondo accademico l’innovazione che state portando avanti?
“È vista con una certa curiosità, ma anche con difficoltà ad accogliere il principio di creazione e circolazione di una moneta non a debito. Eppure, esistono ben 4 consolidate scuole nel pensiero economico le quali sostengono che la moneta non dovrebbe nascere a debito, cioè nell’attuale modalità, pressoché unica”.

Da qui a tre anni, invece, come si immagina il progetto Monethica? Che risultati auspicate di raggiungere?
“Beh, a tre anni è difficile pensare a un risultato ragionevolmente dichiarabile. Ma quel che sappiamo è che la velocità di diffusione della nostra idea è piuttosto incisiva e molti si stanno avvicinando al nostro progetto: dal terzo settore al no profit hanno capito che stiamo facendo un percorso volto a preservare il concetto di “moneta bene comune”.

A breve si lavorerà alla prossima legge di bilancio che verrà approvata nel mese di dicembre. Che appello si sente di lanciare al mondo istituzionale?
“In un’esperienza non molto lontana – parliamo del 2015-2016 – vi fu un’iniziativa parlamentare che poi non sfociò in una legge. Mi riferisco a quella del welfare intergenerazionale generativo, intergenerazionale: la nostra soluzione si muove in quella prospettiva. Intendiamo fornire risposte concrete, capaci di infondere fiducia, solidità e robustezza alle attività di innovazione sociale che si stanno addensando nelle comunità, trovando – purtroppo – sempre più ostacoli proprio per la mancanza di strumenti capaci di veicolare valori solidaristici collettivi. E cioè quei valori che servono a sostentare e supportare i progetti di volontariato, che tuttavia mettono in moto e liberano risorse altrimenti inespresse. A livello locale, un semplificazione delle norme per consentire lo sviluppo del ‘baratto amministrativo’ sarebbe un’indubbia prova di sagacia”.

Qual è invece il messaggio che si sente di lanciare a quanti stanno leggendo questa intervista?
“La libertà è partecipazione”, cantava Giorgio Gaber. Ebbene, dobbiamo esprimere la nostra capacità di riguadagnare gradi di libertà, e di non usare più esclusivamente la moneta a debito. Proviamo a usare una moneta che nasce da un altro paradigma, quello generativo, proprio di un ecosistema che si fonda su relazioni autentiche tra uomini e donne che condividono valori di comunità. Magari anche persone con visioni diverse, ma comunque accomunate dai intenti del fare bene. Monethica è accogliente perché non intende escludere nessuno, né siamo contro qualcosa. Semplicemente intendiamo ‘fare le cose assieme e meglio’”.

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