BATTIPAGLIA. Cinquant’anni fa i moti di Battipaglia. La Cgil li ricorda con una tre giorni di iniziative, in collaborazione con il Comune di Battipaglia e l’associazione “Battipaglia 9 aprile 1969”.
Presso la scuola elementare “De Amicis”, ci saranno momenti di confronto, dibattiti e mostre per analizzare quella che fu una delle prime rivolte popolari contro la chiusura della principale azienda agricola industriale del territorio, la Saim, lasciando senza lavoro decine e decine di lavoratori, causando una rivolta che sfociò in violenti scontri con le forze dell’ordine, provocando la morte di Teresa Ricciardi, insegnante che seguiva la rivolta dal suo balcone e del giovane studente Carmine Citro, oltre a causare numerosi feriti.
Fitto il programma. Si inizia questo pomeriggio, sabato 6 aprile, alle ore 17 con l’inaugurazione della mostra fotografica e audiovisiva sui fatti del 9 aprile 1969. Saranno presenti: Cecilia Francese, sindaco di Battipaglia, Anselmo Botte, Cgil Salerno, Raffaele Petrone, associazione “Battipaglia 9 aprile 1969”.
Si continua lunedì 8 aprile, alle ore 10, con l’assemblea pubblica “Il Mezzogiorno e il sindacato: ieri e oggi”. Parteciperanno: Cecilia Francese, sindaco di Battipaglia, Arturo Sessa, segretario generale Cgil Salerno, Nicola Ricci, segretario generale Cgil Campania, Adolfo Pepe, fondazione “Giuseppe Di Vittorio”. Concluderà Gianna Fracassi, vice segretario Cgil nazionale.
Ultimo appuntamento martedì 9 aprile, alle ore 17, con il convegno “Battipaglia 9 aprile 1969: tra storia e memoria” durante il quale ci sarà la proiezione del filmato “Ritorno a Battipaglia” di Luigi Perelli. La conclusione sarà affidata allo storico Giovanni De Luna.
«A distanza di 50 anni dai moti di Battipaglia, la piana del Sele continua a vivere una profonda crisi economica ed industriale – è il commento del segretario generale della Cgil Campania, Nicola Ricci – C’è poi la piaga del caporalato che ancora insiste nella piana del Sele. La Cgil è in campo ed in prima linea su questi territori, con le sue sedi sempre aperte per raccogliere denunce, segnalazioni e offrire assistenza a quanti vengono sfruttati nei campi e sui posti di lavoro. Ma tutto ciò a volte non basta. Occorre una forte presa di coscienza da parte di chi governa i territori, rimettendo al centro delle politiche il lavoro come elemento necessario allo sviluppo socio-economico dei territori».