Salerno, appello della Cgil alle Istituzioni contro il capolarato

Da sinistra verso destra Anselmo Botte, Giovanna Basile e Arturo Sessa

SALERNO – Un appello a tutte le Istituzioni affinchè lavorino insieme per combattere il fenomeno del capolarato. È quello lanciato dai rappresentanti della Cgil e della Flai Cgil nel corso di una conferenza stampa tenutasi questa mattina, martedì 19 marzo, a seguito del blitz avvenuto nella giornata di lunedì relativo proprio alla tratta degli schiavi nel salernitano e che ha portato a 35 misure di custodia cautelare.

“L’azione repressiva non basta per combattere il capolarato – ha detto Anselmo Botte della segreteria Cgil Salerno – C’è bisogno che tutte quante le istituzioni concorrano a sconfiggere questo fenomeno”. Una delle proposte lanciate in merito è stata quella della creazione del collocamento pubblico in agricoltura. Secondo il sindacato è opportuno creare un luogo pubblico e controllato dove si incontrino domanda ed offerta di lavoro. “Con l’entrata in funzione del reddito di cittadinanza – ha commentato Arturo Sessa, segretario generale della Cgil Salerno – si prevede un rifunzionamento degli uffici di collocamento. Perché non specializzare una sezione per il collocamento agricolo pubblico? Non costerebbe molto e permetterebbe di avere la correttezza almeno formale dei rapporti di lavoro”.

Altre proposte arrivate nel corso della conferenza stampa sono state quella del potenziamento del trasporto pubblico con la creazione di “linee agricole”, della creazione di una rete agricola di qualità con l’aiuto dell’imprenditoria agricola sana e dell’istituzione di un Comitato specifico in seno alla Prefettura di Salerno finalizzato alla repressione di questi fenomeni.

Ad oggi risultano circa 27mila lavoratori agricoli in provincia di Salerno tra italiani e stranieri. Di questi circa 20mila solo nella Piana del Sele e sono in massima parte lavoratori migranti. La comunità più numerosa è rappresentata dai marocchini, seguono rumeni, indiani e pakistani. “Sono anni che denunciamo questi fenomeni – ha concluso Anselmo Botte – Ci sono centinaia di stranieri che vengono truffati  e che, dopo aver sperato di trovare un lavoro,  sono invece costretti a vivere in un clima di illegalità”.

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