Berlusconi, la Corte dei Diritti Umani di Strasburgo ha deciso

STRASBURGO – Dopo cinque anni dalla decadenza di Silvio Berlusconi dall’incarico di senatore della Repubblica Italiana, in seguito all’applicazione della legge Severino, la Corte dei Diritti Umani di Strasburgo chiude il caso. A fare ricorso alla Grande Camera fu proprio il leader di Forza Italia che per anni puntò il dito contro l’applicazione retroattiva della legge, ma sempre lo stesso Cavaliere, tramite i suoi legali, lo scorso 27 luglio inviò una lettera a Strasburgo chiedendo di chiudere senza un pronunciamento il suo ricorso contro la legge Severino. Un cambio di strategia dovuto alla sua riabilitazione e dunque alla possibilità di potersi candidare di nuovo alle elezioni che di fatto rendevano senza effetti la sentenza. Ed è proprio la motivazione data dagli avvocati del leader azzurro che i giudici della Grande Camera hanno tenuto in considerazione ritenendo «che non ci siano le circostanze speciali relative al rispetto dei diritti umani che richiedano di continuare l’esame del ricorso».

Sul caso Berlusconi non sapremo mai se furono violati i diritti umani. Lo stesso Berlusconi preferisce non commentare in modo ufficiale, ma è chiaro che al di là della soddisfazione per una vicenda finalmente conclusa resta l’amaro per quello che il leader di Forza Italia ha sempre bollato come ‘un vulnus’ della democrazia e una decisione politica l’averlo estromesso dal Senato privandolo della possibilità di potersi candidare alle successive elezioni. I legali nel ripercorrere quanto accaduto dichiarano «l’indebita applicazione retroattiva della legge Severino» con la convinzione che la sentenza di Strasburgo sarebbe stata «favorevole». Secondo il pool di avvocati, la decisione del Cavaliere di rinunciare al ricorso avrebbe avuto come obiettivo anche quello di evitare, con una condanna dell’Italia «ulteriori tensioni nella già più che complessa vita del Paese».

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